Cinema

Appartamento ad Atene

Valentina Esposito

Ruggero Dipaola esordisce facendo scalpore con il suo dramma storico su di una famiglia ateniese costretta ad ospitare uno spietato ufficiale nazista

Opera prima di Ruggero Dipaola, Appartamento ad Atene ha collezionato premi a livello internazionale, risultando uno dei film italiani che han destato più stupore nell’anno 2012. Dotato di una buona sceneggiatura, di uno sguardo nuovo e originale, segna un ottimo esordio per il regista, superando di gran lunga il titolo di esordiente.

Lo scenario è quello devastante della seconda guerra mondiale, guerra che non solo strappa vite ma logora lentamente e indistintamente tutte le anime, quelle di chi guida e quelle di chi subisce. Siamo nel 1942 in Grecia, ed la famiglia degli Helianos è costretta ad ospitare l’ufficiale tedesco Kalter (Richard Sammel): proliferano regole, rigidi sistemi, e passi prudenti che rivoluzionano la vita dei protagonisti messi a dura prova e fiduciosi che questo sacrificio è indispensabile per tenersi stretta la vita. Inizia così una dura convivenza: è un meccanismo di terrore e crudeltà che dal mondo si impianta in uno spazio più ristretto, che permette di focalizzare e analizzare le dinamiche del comportamento umano sottoposto a situazioni estreme e affilate.

E’ interessante come Dipaola ci presenti un’altra faccia della seconda guerra mondiale, ispirandosi al libro di Glenway Wescott: una delle possibili vicende e una delle orride sfumature che si sono consumate in quel periodo, consentono attraverso il linguaggio del dramma di addentrarsi nella mente anche di chi aveva guidato quella guerra. Kalter è un personaggio dispotico ed imprevedibile: capace di passare dalla spietata crudeltà ad un atteggiamento mansueto, segno di un vacillamento interiore strettamente legato alle sorti della guerra, per cui mancano solo tre anni alla tanto attesa fine, e spinto da intenti e logiche perverse. Non ci sono regole, non c’è etica, non c’è pietà e non c’è soluzione: sono quei momenti in cui il brivido della fine può essere per un solo istante messo da parte, a mantenere un flebile calore in quei personaggi privati della loro identità, della loro vita quotidiana, del senso della loro esistenza.

La casa non è solo casa, la stanza non è solo stanza ma è l’anima e il suo cuore: chiusi, scalpitanti e colpevoli solo di non essere dall’altra parte per potersi opporre e difendere da chi ha avuto il coraggio di prendere il posto di Dio e attentare alla vita.

Delicatissima Laura Morante, stavolta in un ruolo insolito, quello di Zoe Helianos, che le permette di interpretare in maniera egregia il dramma interiore senza troppe parole o mimiche disturbate: sono il silenzio, il grido sordo di una madre e moglie, lo sguardo, e l’amara rassegnazione a dipingere il suo volto, specchio di una tragica vicenda.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Ruggero Dipaola
  • Fotografia: Vladan Radovic
  • Musiche: Enzo Pietropaoli
  • Cast: Laura Morante, Richard Sammel, Vincenzo Crea, Gerasimos Skiadaresis
  • Sceneggiatura: Ruggero Dipaola, Heidrun Schleef, Luca De Benedittis

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