Cinema

In Sala. La giovinezza

Fausto Vernazzani

Il partenopeo Paolo Sorrentino porta le sue visioni artistiche sulle Alpi svizzere, senza replicare i grandi risultati ottenuti in precedenza.

Il fenomeno La grande bellezza ha cambiato la percezione che tutti noi abbiamo del cinema italiano, ma più di tutto dell’uomo che ha reso possibile questa mutazione: Paolo Sorrentino. Conseguenza è stata una maggiore conoscenza del mezzo cinematografico, presunta in taluni casi, eppure sufficiente per ridefinire la concezione che le persone hanno del grande schermo: inquadrature, fotografia, sono tutti dettagli entrati nella testa dello spettatore occasionale grazie al regista partenopeo.

Lo stile registico è stato il principale artefice dell’incremento della consapevolezza degli elementi che compongono un film, comprensione degli stessi a parte. Quello stile è ritornato, amplificato, la macchina da presa acrobatica di Sorrentino è ritornata in vita lasciando la Roma bene per accompagnare l’aristocrazia e l’arte nel suo tempo libero, in vacanza, in cima alle Alpi svizzere, dove abitano le fantasie del regista sotto forma di un suo alter ego e un compositore.

Entrambi protagonisti, ma è il secondo il Cicerone de La giovinezza, un anziano compositore inglese in pensione, interpretato con maestria da Michael Caine, a cui non è rimasto nulla, neanche i ricordi, in lenta fuga dalla sua mente, naturale conseguenza dell’età. Ricco, rispettato, materiale con storie vuote che lo spingono a rifiutare un invito della Regina a condurre una delle sue più famose composizioni dinanzi a lei stessa e al Principe Filippo. Questa è la sua vita: un rifiuto.

L’esatto opposto l’amico regista, Harvey Keitel con tutti i sogni ancora incastrati nel cervello, decise a portare avanti la sua carriera fino alla morte, per non smettere mai di esprimere se stesso. Sorrentino delude le aspettative dell’uno e dell’altro, ma lo fa senza collegare alcuna emozione ai due protagonisti, troppo concentrato sulla bellezza delle immagini, innegabile, prodotta dall’abile mano del direttore della fotografia Luca Bigazzi, tanto a suo agio sulle Alpi quanto all’ombra delle possenti sculture sparse in giro per la capitale.

L’impegno di Sorrentino è stato incanalato tutto nella composizione, quadri in serie senza un legame con la storia principale, bellezza fine a se stessa in contrasto spesso e volentieri con una selezione musicale fatta di brani pop da consacrare e dissacrare a seconda dell’occasione. Così come già accadde ne La grande bellezza, anche per La giovinezza ritorna infatti un discorso ben preciso: la distruzione dell’universo Alto… attraverso i mezzi di quest’ultimo. Sorrentino, anche sceneggiatore, scrive e dirige una serie di critiche che potrebbero essere poi mosse al suo stesso lavoro. Si conclude dunque la visione col dubbio su ciò che abbia voluto dire e da che parte si schieri. Sensazione condivisa su ogni altro fronte, una considerazione che lascia l’amaro in bocca. Staremo a vedere come proseguirà la sua carriera, di certo una delle più interessanti viste nell’ultimo decennio di cinema italiano.


Dettagli

  • Titolo originale: Youth
  • Regia: Paolo Sorrentino
  • Fotografia: Luca Bigazzi
  • Musiche: David Lang
  • Cast: Michael Caine, Harvey Keitel, Paul Dano, Rachel Weisz, Jane Fonda, Robert Seethaler, Alex Macqueen, Luna Zimic Mijovic, Madalina Diana Ghenea
  • Sceneggiatura: Paolo Sorrentino

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