In Sala. Humandroid
La storia di Chappie, robot dotato di coscienza umana che deve imparare a vivere, immaginata da Neill Blomkamp nella Johannesburg del futuro.
Nei mondi futuri immaginati da Neill Blomkamp – da District 9 a Elysium – la tecnologia ha sempre un ruolo pesante ed inquietante rispetto a una sempre più disumana umanità. Anche in Humandroid, nelle sale in questi giorni, la realtà distopica presentata non manca di questi tratti, ormai inconfondibile cifra stilistica del regista sudafricano.
A Johannesburg gli agenti della polizia sono stati sostituiti da robot dotati di intelligenza artificiale sviluppati dal giovane ingegnere Deon Wilson (Dev Patel) per l’azienda produttrice di armi Tetravaal. Deon ha lavorato per dotare gli androidi di coscienza, ma è costretto a portare a compimento il suo esperimento in segreto per evitare le opposizioni della direttrice dell’azienda (Sigourney Weaver) e del collega Vincent Moore (Hugh Jackman): Chappie (voce e movimenti di Sharlto Copley) “nasce” come un bambino, con tutto da imparare e da capire sulle persone. Deon da una parte, e una gang criminale dalla quale Chappie viene adottato dall’altra, proveranno ad insegnare al robot come stare al mondo, a metà tra sogni di progresso tecnologico e sfruttamento utilitaristico.
La produzione di Blomkamp, seppur caratterizzata da ottimi concept cinematografici, risulta tuttavia inficiata da difetti strutturali che il regista non ha ancora risolto, e che in Humandroid sono forse più evidenti che altrove: il pasticcio di toni, la scrittura troppo esplicativa, la costruzione narrativa tradizionale e un po’ prevedibile, tutti elementi che sottraggono valore all’impalcatura visiva ricca e dettagliata del film.
Il personaggio di Chappie è inizialmente affascinante, così come il rapporto con il suo creatore Deon e con i genitori adottivi Ninja e Yolandi (il duo hip-hop sudafricano Die Antwoord), ma la storia perde facilmente di fascino man mano che si delineano gli schieramenti ideologici tra le parti e che il messaggio morale viene ad esplicitarsi. La ricerca della coscienza per Chappie diventa così impresa poco credibile nel mezzo dei conflitti tra esseri umani che non hanno niente di originale.
Le immagini rispondono bene ai canoni del genere, puntando a creare dinamicità e coinvolgimento emotivo con tecniche di ripresa come quella del docu-reality tanto amata da Blomkamp, e funzionando in effetti da sé per la loro forza narrativa. Ecco perché tanti dialoghi appaiono superflui e fastidiosamente didascalici, e perché i progressi evolutivi di Chappie non riescono a convincere del tutto gli spettatori, solo parzialmente inteneriti dalla bontà indifesa e dall’ingenuità dell’umandroide.
Dettagli
- Titolo originale: Chappie
- Regia: Neill Blomkamp
- Fotografia: Trent Opaloch
- Musiche: Hans Zimmer
- Cast: Sharlto Copley, Dev Patel, Hugh Jackman, Sigourney Weaver, Ninja, Yolandi Visser
- Sceneggiatura: Neill Blomkamp, Terri Tatchell