Cinema

In Sala. French Connection

Vincenzo De Divitiis

Un solido ma poco approfondito duello tra un giudice e un gangster negli anni della french connection.

 

Nell’immaginario collettivo la figura del gangster ha da sempre esercitato una forte presa sul pubblico, nonostante sia portatore di valori negativi e responsabile di morte e dolore. Va da sé, dunque, che il filone cinematografico dedicato al mondo criminale ha giocato molte delle sue carte sul fascino esercitato dal male, riuscendo così a donare capolavori assoluti della storia del cinema e a creare un archetipo ben preciso dal quale ne è derivato un genere ormai consolidato da decenni. French Connection di Cédric Jimenez si innesta a pieno titolo all’interno di questo filone, a partire dal titolo della distribuzione italiana che ammicca in maniera spudorata all’omonimo capolavoro di William Friedkin del 1971, pur non essendone un remake. L’argomento, tuttavia, rimane immutato e le attenzioni di Jimenez si focalizzano sull’organizzazione criminale Marsigliese, denominata French Connection appunto, che negli anni Settanta dominava il mercato della droga in tutto il mondo.

Marsiglia, 1975. La città è nelle mani dell’organizzazione criminale guidata da Gaetan Zampa (Gilles Lellouche), un criminale di origini napoletane dal carattere carismatico e spietato. Sulle sue tracce si mette Pierre Morel (Jean Dujardin), un giudice impavido e determinato a porre fine a questo regno di delinquenza e terrore che affligge Marsiglia dalle strade fino ad arrivare ai piani alti della politica.

Come lascia intendere la trama, Jimenez punta tutto sul duello tra il giudice e il gangster, due personalità spinte da valori agli antipodi, ma contraddistinte da caratteri forti e coraggiosi; due facce della stessa medaglia che sembrano non poter fare a meno l’uno dell’altro, quasi al punto di diventare una reciproca ossessione. Questo meccanismo messo in piedi dal regista conferisce alla storia il giusto ritmo per lunghi tratti e viene valorizzato in modo ulteriore dalle ottime prove di Lellouche e Dujardin, abilissimi nel non cadere nella trappola di interpretare i propri personaggi secondo gli stereotipi e gli standard derivanti non solo dai grandi film del passato, ma anche dalle recenti serie tv di successo. Dove finiscono i meriti, però, iniziano i demeriti di una sceneggiatura che mette troppa carne a cuocere incappando nel rischio di bruciare tutto, come dimostrano gli innumerevoli elementi solo accennati ma mai approfonditi e la scarsa consistenza dei personaggi secondari che avrebbero potuto e dovuto avere un peso più rilevante. Altra grave pecca, infine, è la scarsa resa delle scene d’azione che, seppur non fondamentali ai fini della storia, appaiono poco coinvolgenti.

 

 


Dettagli

  • Titolo originale: La French
  • Regia: Cédric Jimenez
  • Fotografia: Laurent Tangy
  • Musiche: Guillame Roussel
  • Cast: Jean Dujardin, Gilles Lellouche, Céline Sallette, Mélanie Doutey, Féodor Atkine
  • Sceneggiatura: Audrey Diwan, Cédric Jimenez

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