POLLINEFest a Sezze Romano: dalla periferia, un modello virtuoso per la formazione di nuovi pubblici
In un giorno dell’anno qualsiasi, le stradine nel centro storico di Sezze Romano appaiono deserte. È tutto un pullulare di cartelli “VENDESI” ovunque si guardi. Lo spopolamento delle aree interne qui è un problema evidente, impossibile da ignorare.
Eppure c’è un posto, un «luogo di frontiera al centro», come viene definito da chi lo gestisce, che proprio tra quelle viuzze della cittadina in provincia di Latina rappresenta un punto di riferimento. Sempre animato, vivo, frequentato. È il MAT_Teatro, un piccolo gioiello di sala teatrale in cui la compagnia Matutateatro, nata dall’incontro di Julia Borretti e Titta Ceccano e formata nel suo solido nucleo da Alessandro Balestrieri, Elena Alfonsi e Andrea Zaccheo, realizza dal 2007 stagioni e festival di teatro per un pubblico di tutte le età. E quando dal 13 al 16 aprile scorsi la compagnia ha offerto in questo spazio il POLLINEFest, rassegna primaverile presto diventata un concorso al miglior spettacolo, non solo ha prestato uno spazio ad artisti emergenti della scena italiana, ma ha permesso di avvicinare al luogo di cultura una cittadinanza particolarmente coinvolta. E non è soltanto per gli spettacoli, tutti a loro modo apprezzati e di spessore, seppure completamente diversi nell’utilizzo dei mezzi espressivi e delle tematiche affrontate – dal vincitore Petra di Lamantia/Beercock a Il canto del bidone con Caterina Rosaia, Davide Sinigaglia e Tommaso Pistelli e la regia di Alice Sinigaglia, ad Assenza sparsa di Pan Domu Teatro con Luca Oldani – ma per la cura con cui gli organizzatori hanno aperto le loro porte a eventi culturali o socialmente interattivi, inglobando persino l’attesa manifestazione tradizionale della Sagra del Carciofo (in concomitanza con la giornata conclusiva della rassegna), molto conosciuta in questa area geografica che, nonostante il meteo incerto, le strade e le piazze – invece – le ha di colpo riempite di persone, colori, suoni e odori.
A POLLINEFest abbiamo coordinato il dibattito interno al gruppo di giurati costituito da giovani protagonisti della rete NEXT GENERATION, nata nell’ambito di Risonanze Network e formata da una comunità Under 30 che collabora alla direzione artistica partecipata delle numerose realtà aderenti alla rete (che oggi conta un numero complessivo di circa 100 ragazzi) e che viene accompagnata in un percorso formativo diffuso sul territorio nazionale. Così sono arrivati a Sezze Romano spettatori-organizzatori provenienti da città come Matera, Roma, Bologna, Torino, e molte altre. La tappa di Sezze Romano, anche per questi ragazzi, è risultata vincente sotto ogni punto di vista, complice l’ottima organizzazione e l’accoglienza homemade della compagnia. L’apporto e il dialogo che i membri della rete (guidati anche dagli stimoli della manager culturale Sara Carmagnola) hanno saputo dare e costruire adottando concetti come “comunità”, “ascolto”, “territorio” – durante gli incontri formativi che li hanno visti confrontarsi sul senso del teatro oggi – sono stati arricchenti parametri per ridisegnare, immaginare, il teatro che vorremmo; per illustrare schematicamente come il teatro, la sua arte e il suo linguaggio possano posizionarsi come valide alternative di intrattenimento rispetto ad altre forme di comunicazione, ma anche come utili strumenti di indagine, analisi e approfondimento intorno a una società sempre più fragile e frammentaria.
Anche il nostro contributo di coordinamento, allora, ha cercato di muoversi nella stessa direzione, ovvero provando a scavallare il semplice discorso estetico o di gusto focalizzandosi piuttosto sulla necessità e la capacità degli artisti in gara di andare incontro a un sentire collettivo, di ampliare cioè il piano di una risposta a un’urgenza artistica meramente personale. Nel dialogo con il gruppo, infatti, questa è emersa come uno dei principali motivi di “repulsione” e di “diffidenza” che potenziali nuovi pubblici nutrono in modo aprioristico nei confronti delle occasioni teatrali. L'”auto-referenzialità”, l’incapacità di mettersi nei panni di uno spettatore nuovo o non facente parte del settore, ma anche la difficoltà a tradurre in un confronto realmente collettivo, costruttivo ed estetico, un’esperienza di vita o di ricerca individuale, sono avvertiti come alcuni degli ostacoli maggiori, insomma, a un sostanziale incremento di pubblico nelle sale teatrali.
Questa edizione del POLLINEFest ha colpito e funzionato, rappresentando un paradigma virtuoso per altre future manifestazioni in luoghi di periferia, grazie all’unione di alto e basso, all’aspetto intellettuale che si mescola in modo indistricabile con quello folkloristico: così, un karaoke può essere il giusto epilogo di una serata trascorsa a teatro, e una mostra, la personale intitolata Sintetica firmata dall’artista originaria di Sezze Romano Chiara Colasanti, nel MAT_Teatro, può accompagnare il pomeriggio prima di un aperitivo in compagnia, fino alla visione di uno spettacolo teatrale in Auditorium. Una segnalazione particolare merita proprio questa esposizione, in cui macchie di inchiostro colgono sinteticamente la realtà. L’artista e illustratrice, formatasi alla facoltà di Architettura dell’Università Sapienza e presso la Scuola Internazionale Comics di Roma e che ha proseguito la sua formazione vincendo concorsi e borse di studio all’estero, ha presentato alcune sue serie di opere, dai fumetti alle linee e alle forme raffiguranti paesaggi che restituiscono, con elementi altamente riconoscibili e immediati, l’essenza dei luoghi popolari che intendono rappresentare, per poi concentrarsi sulla figura del cerchio, sua vera ossessione.
Altra chicca del festival ce l’ha regalata proprio Matutateatro, con una riduzione in dialetto sezzese dell’atto unico di Eduardo De Filippo Pericolosamente, commedia tratta dalla raccolta la Cantata dei giorni pari: venti minuti esilaranti, interpretati a più riprese dalla compagnia organizzatrice del festival con una capacità trasfigurativa e comica molto efficace.
E ancora il sezzese ha fatto la sua comparsa durante l’Aperitivo Poetico curato da Salvatore Rosella. In un clima conviviale, Rosella ha invitato il pubblico a condividere con lui sul palcoscenico l’amore per la poesia, attraverso l’interpretazione libera di testi poetici di qualsiasi genere.