Tre Stelle. Il 2014 di Cristina Lucarelli
Un bilancio del 2014: la redazione cinema di Scene Contemporanee seleziona i propri tre film preferiti dall’anno appena conclusosi.
Con la fine dell’anno, si sa, ognuno di noi stila una propria lista di buoni propositi nonché un memoriale di tutto ciò che di buono e cattivo la stagione appena trascorsa ci ha lasciato in valigia. Non di meno fa un critico cinematografico con il viatico della sala frequentata assiduamente, in cerca di emozioni nuove, di oggetti su cui scrivere, discernere, di oggetti da sezionare e poi ricomporre, amare, odiare, ma mai cui essere indifferente. Perché tutto ciò che scorre sul grande schermo e possiede gli animi degli astanti nella sala buia, è degno di sentimento e penna, che siano entrambi a favore o meno. E così anche con noi, con il nuovo anno, prendiamo a ticchettare nervosamente sul pc attingendo al fiume della memoria e decidendo, con i pochi caratteri a nostra disposizione, quali pellicole giudichiamo meritevoli di prendere posto sul nostro piccolo podio targato “Scene Contemporanee”. Dal mio canto, con il cuore e la ragione che combattono sfidandosi a colpi di Godard e Dolan, passando per Scorsese e Fincher, provo a giustificare la cernita di tre film significativi, di quei tre lungometraggi che son riusciti a spostare l’asticella delle mie preferenze di qualche volume avanti rispetto alla marea di prodotti visionati. E allora, che graduatoria sia.
3. The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese – A distanza di vent’anni, il cineasta di New York chiude un ciclo iniziato con il capolavoro Goodfellas e proseguito con Casinò; pesca nuovamente il volto del versatile e talentuoso Leonardo DiCaprio e fa di lui il lupo dell’alta finanza dal cuore marcio. Non è la biografia del protagonista ad interessare l’apparato filmico, bensì la rappresentazione delle oscenità e della degenerazione di un mondo in cui tutto è in vendita. L’ossessione per il successo si traduce nella mise en scene aneddotica della mostruosità celata dietro l’economia sfrenata. Illuminante.
2. L’amore bugiardo di David Fincher – Tratto dal romanzo di Gillian Flynn, il regista di Zodiac intavola un apparato che, come era imbastito sul testo letterario, si materializza con una struttura bipartitica e un percorso autoriale che innescano la riflessione sul contemporaneo. Presente e passato si fondono, eppur resta il discorso del dualismo: apparenza e superficie, verità e menzogna, così come ieri ed oggi, per l’indagine mercificata di una scomparsa. Manipolatorio.
1. Mommy di Xavier Dolan – Personaggi borderline che ci sorridono tra le lacrime e ci restituiscono quel melodramma squinternato che l’enfant prodige del Quebec, Xavier Dolan, riesce a portare a galla con tecnica sopraffina: tutto questo e molto altro nel suo ultimo Mommy. Nell’assenza di ogni autorevolezza paterna, il rapporto viscerale di una madre e del proprio figliolo si anima di dolce violenza e magico parossismo. Ardito.