“Violin Phase”, la coreografia del 1982 di Anne Teresa De Keersmaeker, apre il Festival Fabbrica Europa
Disegnare un’enorme rosa sul terreno per poi solcarlo con i passi intimi e minimalista di una giovane donna. È stato Violin Phase della compagnia Rosas ad aprire a Firenze l’edizione 2020 del Festival Fabbrica Europa.
Lo scorso 3 settembre la compagnia fondata dalla coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker ha presentato il terzo dei quattro movimenti che compongono Fase, Four Movements to the Music di Steve Reich. La performance ha avuto luogo nello spazio all’aperto delle Otto Viottole del Parco delle Cascine e la coreografia è stata interpretata dalle danzatrici Yuika Hashimoto e Soa Ratsifandrihana che si sono alternate nelle repliche.
Fase è stata la prima performance creata da De Keersmaeker con cui ha debuttato nel 1982 a Bruxelles. Anche oggi, a distanza di quasi quarant’anni dalla sua creazione, il successo di Fase è stato individuato nella completa affinità con la musica di Steve Reich, così naturale da danzare e, al tempo stesso, così puntuale nella sua struttura compositiva. In essa vi è qualcosa di grande, di esplosivo, che, tuttavia, viene espresso col minimo dispendio di mezzi; è una musica minimalista così come lo è anche la danza di Anne Teresa De Keersmaeker. Entrambe si caratterizzavano già dal 1982 per una fredda astrazione e una precisione strutturale che rendeva il loro processo di costruzione quasi automatico agli occhi dello spettatore; tutto ciò attribuiva all’opera musicale o coreografica una fortissima carica emotiva che nella danza, in particolare, era accentuata dal connubio tra fisicità e intelletto.
Icona del minimalismo americano e della raffinata evoluzione della post-modern dance, tutta la coreografia di Fase è ancora oggi l’esempio tangibile di come la musica suggerisca “naturalmente” non solo un determinato movimento ma anche tutti i principi necessari per costruirlo, ossia, quello della ripetizione e quello dell’accumulazione.
In particolare Violin Phase è un assolo che nasce dalla naturale capacità di improvvisazione della coreografa ma è anche il frutto di un’attenta analisi musicale. I quattro violini suonano ripetutamente le stesse note, ora sovrapponendosi, ora distanziandosi l’uno dall’altro; così, allo stesso modo, i movimenti vengono reiterati. La ripetizione unita all’accumulazione dona alla danza un senso di continuità ma allo stesso tempo ne determina la graduale evoluzione. La solista, indossando un semplice vestito bianco dalla gonna ruotante e sneakers ai piedi, volteggia su se stessa imprimendo i suoi passi sul terreno. Il vocabolario coreografico si basa principalmente su due movimenti: il giro (tour), cioè, la rotazione del corpo sul proprio asse e l’oscillazione delle braccia. La danzatrice si muove camminando lungo una circonferenza; i raggi del cerchio disegnano figure dalla forma simile a quella di un otto. Viene coinvolta soprattutto la parte superiore del corpo attraverso la torsione del busto e il movimento oscillatorio delle braccia. La camminata in tour si evolve in variazioni che comprendono, pirouettes, salti, rond de jambe, spirali, oscillazioni di una gamba e continui cambi di direzione.
Le variazioni sono la risposta ai cambiamenti della musica: quando uno dei quattro violini enfatizza la sua melodia distaccandosi dagli altri tre, i movimenti rimarcano gli accenti derivanti dalle accumulazioni costruite sulla musica. Danza e musica si compenetrano a tal punto che l’interprete si muove come se fosse un quinto violino da accostare al quartetto. La danza lascia il suo segno su un terreno sabbioso su cui le sneakers della danzatrice disegnano un grande rosone al centro del quale termina la coreografia. Questa enorme rosa nel 1982 in qualche modo preannunciava quello che l’anno seguente sarebbe diventato il titolo della compagnia, appunto, Rosas.
Durante la creazione di De Keersmaeker si era ispirata alle reazioni naturali che un bambino ha nel momento in cui gli si chiede di danzare e, quindi, di improvvisare. Dallo studio era emerso come istintivamente il bambino girerà su se stesso facendo oscillare le braccia, si muoverà camminando nello spazio, salterà e accompagnerà la sua danza con gesti delle braccia e delle mani, batterà le mani per dare un tempo musicale ai suoi passi o semplicemente per esprimere la sensazione gioiosa che gli deriva dalla danza.
Alla luce di ciò risulta semplice comprendere come Fase e, nello specifico, il movimento Violin Fase sia un invito a riflettere su come ciò che può sembrare un esercizio scolastico di composizione perfettamente riuscito grazie alla sua struttura rigorosamente matematica, sia invece uno specchio della vita quotidiana osservata nella sua struttura dinamica. È quanto di più naturale possa essere suonato, coreografato o danzato. È il meraviglioso tentativo di tradurre il semplice movimento in danza, rendere arte la mera esecuzione.
[Immagine di copertina: foto di Monia Pavoni]