Tre Stelle. Il 2014 di Vincenzo De Divitiis
Un bilancio del 2014: la redazione cinema di Scene Contemporanee seleziona i propri tre film preferiti dall’anno appena conclusosi
Con l’inizio del 2015 è giunto il momento di dare uno sguardo all’anno appena trascorso e trarre un bilancio della stagione cinematografica. Il 2014 sarà ricordato per la grande delusione dell’indigeribile polpettone Interstellar, i grandi sopravvalutati American Hustle e Il giovane favoloso, ma anche per le conferme di grandi maestri come Cronenberg e Scorsese. Non sono mancate le piacevoli sorprese come il fortunato esordio alla regia di Dan Gilroy con Lo sciacallo, il secondo capitolo del nuovo pianeta delle scimmie Apes Revolution – Il pianeta delle scimmie e il ritorno delle tartarughe ninja sul grande schermo con una nuova versione cartoonesca e rivolta ad un pubblico sia di bambini che di trentenni cresciuti con il mito delle tartarughe mutanti. Il cinema italiano,invece, pur falcidiato dagli ormai atavici problemi produttivi e di distribuzione, ha saputo tirar fuori alcuni prodotti di qualità, su tutti il ritorno del geniale regista palermitano Franco Maresco con il suo dissacrante docu-film Belluscone – Una storia siciliana e l’ultima opera di Paolo Virzì Il capitale umano. Da sottolineare anche gli omaggi del Festival Internazionale di Roma al nostro cinema di genere con il premio alla carriera conferito a Tomas Milian, autentica icona del poliziesco anni Settanta, e la retrospettiva dedicata a Mario Bava, in occasione dei cento anni dalla sua nascita, ed al cinema gotico italiano. Film da far riscoprire al pubblico italiano, più che a quello straniero.
Ma vediamo la top 3 del 2014:
3. Smetto quando voglio di Sydney Sibilia. L’esordio del regista salernitano si è imposto come una commedia brillante che, pur attingendo da modelli del nostro cinema anni Sessanta e Settanta, appare molto diversa e più arguta rispetto alla gran parte dei prodotti che circolano nelle nostre sale. Al bando volgarità e ironia spicciola, Smetto quando voglio fotografa alla perfezione il periodo di crisi del nostro paese e la difficile condizioni dei ricercatori universitari e della cultura con uno stile che strizza l’occhio al cinema americano, in particolar modo all’universo sempre più in espansione delle serie tv.
2. As The Gods Will di Takashi Miike. L’ultimo film di uno degli autori giapponesi più acclamati, presentato all’ultimo Festival internazionale del film di Roma, è una storia che diverte in un tripudio di splatter, sketch comici al limite del grottesco e una struttura molto simile ad un videogioco. E proprio come un videogioco deve essere letta quest’opera non per tutti i gusti, questo va detto, ma capace di intrattenere con la mano sicura e lo stile raffinato di un grande maestro che riesce a non ridurre il suo film in un banale e volgare spargimento di sangue
1. The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson. Il regista più visionario dell’ultimo decennio propone una storia dai contorni favolistici, immersa in un’epoca lontana dalle ambientazioni fantastiche ed oniriche. Il suo modus operandi ha come obiettivo non solo quello di mettere in piedi storie dal forte impatto emozionale, ma anche e soprattutto quello di far sognare e restituire alle immagini il ruolo predominante all’interno dell’opera cinematografica.