In Sala. Trash
Una storia originale e un messaggio sociale tra le righe nel Trash di Stephen Daldry vincitore del premio del pubblico al Festival di Roma 2014
Raphael (Rickson Tévis), Gardo (Eduardo Luìs) e Rato (Gabriel Weinstein) sono tre ragazzini di 14 anni nati e cresciuti nelle favelas. Lavorare alla discarica per ricevere pochi soldi è l’unica occupazione che hanno da quando sono nati, costretti a diventare uomini prima del tempo. Rassegnati alla loro esistenza ma non troppo, da anonimi ragazzini abbandonati dalla società e dal mondo si trovano al centro di un caso di portata locale: galeotto è il ritrovo del portafoglio di Josè Angelo (Wagner Moura), un uomo dal presente burrascoso. Per inseguire il segreto sogno di un futuro migliore e per riuscire a sentire più da vicino il profumo dei soldi, i tre giovani iniziano un gioco che si trasforma in una pericolosa caccia al tesoro.
Per il regista Stephen Daldry misurarsi con una storia come quella di Trash è stato senza dubbio un cambio di rotta nella sua cinematografia: l’estrema cura per il montaggio (Elliot Graham) e per la colonna sonora, pezzi forti di Trash, rendono di impronta riconoscibile il film che ha il grande merito di riuscire a tenere focalizzata totalmente su di sé l’attenzione fino all’ultima scena. Thriller travestito da documentario, non deve stupire molto che sia riuscito a conquistare il cuore del pubblico: è indubbio che il film gioca sull’emozione e sul desiderio di lasciare positività e speranza allo spettatore, nonostante la drammatica e attuale situazione delle favelas brasiliane sia lo scenario della vicenda.
È un piacere per i cinque sensi vedere Trash: ritmo intenso e una sceneggiatura solida, che porta la firma di Richard Curtis, e che fa delle possibilità della fantasia il suo vettore principale. È chiaro che nel film, c’è sempre un fondo di incredulità per ciò che accade ma è anche vero che siamo a cinema, macchina delle possibilità del fantastico, e c’è anche chi ama lasciarsi stupire da queste infinite variazioni e manipolazioni del reale. Proprio a questo tipo di spettatore parla il film di Daldry, a chi è pronto ad accogliere l’idea di guardare la realtà con una prospettiva favolistica per portarsi dentro una lezione importante. Ed è forse proprio questo intento sociale a far storcere il naso, quando si decide di spiattellare retoricamente il messaggio sul finale, facendo parlare troppo e spropositatamente i personaggi. Un errore che ci impedisce di sorridere pienamente dopo la visione in sala, privando il film di quella sfumatura d’autore che caratterizza il cinema di Daldry.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Stephen Daldry
- Fotografia: Adriano Goldman
- Musiche: Antonio Pinto
- Cast: Rickson Tevez, André Ramiro, Gabriel Weinstein, Jesuita Barbosa, Wagner Moura, Rooney Mara, Martin Sheen
- Sceneggiatura: Richard Curtis