In Sala. Interstellar
Il viaggio spaziale come salvezza per l’essere umano nel kolossal epico di Christopher Nolan col premio Oscar Matthew McConaughey
Christopher Nolan è uno dei big di Hollywood, ogni suo film crea un’attesa tale da far fremere le mani di qualunque produttore al di là dell’Oceano Atlantico. Si capisce che l’uscita di Interstellar rappresenta dunque un evento, non solo per motivi pubblicitari, secondo cui il 90% delle pellicole corrisponde a tale definizione, ma proprio perché le sale si preparano ad accogliere una larga fetta di pubblico, tra cui figurano persone spesso attratte da un genere di film meno cerebrale rispetto agli standard del regista di Memento.
Partendo dalla sceneggiatura scritta da Jonathan Nolan, inizialmente destinata alla regia di Steven Spielberg, dopo anni di studio e collaborazione con l’astrofisico Kip Thorne, Christopher prende parte alla battaglia degli astro-entusiasti secondo cui l’umanità ha come mezzo di sopravvivenza della specie solo un’opzione: la colonizzazione di altri pianeti. Il discorso ha basi scientifiche, così come gran parte degli elementi di fisica inseriti all’interno della pellicola, in cui Matthew McConaughey è Cooper, ingegnere spedito nello spazio dalla NASA in un futuro in cui l’umanità è in ginocchio da quando una piaga ha inquinato l’atmosfera di tassi insopportabili di nitrogeno.
A Cooper e il suo team, tra cui figura Anne Hathaway, spetterà trovare un nuovo pianeta abitabile, facendosi aiutare da creature sconosciute, ostacolati dai propri sentimenti e dalla natura dell’uomo. Interstellar tuttavia, nonostante i nobili intenti, fallisce a partire dalla sceneggiatura: didascalica e innaturale, con spiegazioni scientifiche che risultano di gran lunga più leggere di qualsiasi rantolo sui sentimenti umani. Christopher Nolan insegue l’idea lasciandosi alle spalle la coerenza, un difetto evidente ben presto nelle quasi tre ore di film, per fortuna leggere e piacevoli proprio grazie al pregio di Interstellar: la bellezza delle scene e l’eccellente fotografia di Hoyte van Hoytema.
Interstellar crede troppo in se stesso, gli omaggi ai cult della fantascienza, Contact e 2001: Odissea nello spazio i più evidenti, scivolano senza appesantire, ma rendono la visione meno originale di quanto avrebbe potuto essere, trasformandosi in un numero in una lista di prodotti di science-fiction. Resta però il concept di base a tenerlo sopra la sufficienza, la qualità tecnica e la recitazione, per lo meno quanto resta nello scorretto confronto con McConaughey, al centro dell’attenzione anche quando Interstellar avrebbe beneficiato dal dare maggior spazio al resto del cast di stelle, come Michael Caine, Jessica Chastain e Casey Affleck.