Cinema

In Sala. La spia – A Most Wanted Man

Fausto Vernazzani

Dal romanzo di spionaggio di John Le Carré il terzo film da regista del fotografo Anton Corbijn con protagonista il compianto Philip Seymour Hoffman

John Le Carré, una miniera d’oro per l’editoria, con la sua preziosa esperienza nei servizi segreti al servizio della letteratura, ha dato al cinema e alla televisione un gran contributo con le sue storie, con Tomas Alfredson e La talpa ha toccato la vetta e creato nuove grandi aspettative. Con un tal film alle spalle si sono create, ovviamente, corpose aspettative per La spia – A Most Wanted Man, terzo film del fotografo-regista Anton Corbijn, a maggior ragione quando il suo protagonista è venuto tragicamente a mancare: Philip Seymour Hoffman.

Si tratta di uno dei suoi ultimi film, ma l’eccellente premio Oscar per Truman Capote non è/era solo in questa grande operazione di gruppo pur essendone al centro: Günther Bachmann è il nome del suo personaggio, alla testa di una task force dell’intelligence tedesca con sede ad Amburgo, città iper-sorvegliata da quando le azioni per il 9/11 si scoprì che partirono proprio dalla città portuale in Germania. Uomo di talento oltre che d’onore, Bachmann e il suo braccio destro Nina Hoss (braccino, invece, Daniel Brühl) pedinano Issa Karpov (Grigoriy Dobrygin) un giovane russo-musulmano.

Sull’uomo misterioso scopriamo poco a poco la verità, grazie all’attraente avvocatessa Rachel McAdams e gli occhi di un banchiere, Willem Dafoe, mentre le agency europee (MI6) e americane (CIA, Robin Wright) cercano in tutti i modi di avere il controllo, con le buone le seconde, con le cattive le prime, sulle operazioni di Gunther, il cui unico scopo in fin dei conti è quello che dovrebbe interessare davvero: rendere il mondo un posto sicuro. E Corbijn, con Le Carré alle spalle, riesce a darci esattamente questa visione del personaggio: positiva, accomodante, familiare, l’uomo che vorremmo alla difesa della nostra “libertà”, per dirla all’americana.

Poco alla volta A Most Wanted Man diventa un film corale, una fotografia di gruppo incasellata in posizioni gerarchiche diverse, intrecciate tra loro, entro cui l’intero cast agisce con grazia rispetto alla macchina da presa di Corbijn, il cui unico difetto è indugiare troppo in una regia non calma, ma forse un po’ piatta. Non è l’eleganza formale di Alfredson e de La talpa, è la ricercatezza fotografica del frame accattivante, osservatore un po’ troppo partecipe e non sempre con la giusta intelligenza per contribuire all’eccellente discorso narrativo. A Most Wanted Man con la perdita di Hoffman diventa una sorta di reliquia di valore, è una sofisticata e realistica spy story, intrigante, ma non è il film che avrebbe potuto essere.


Dettagli

  • Titolo originale: A Most Wanted Man
  • Regia: Anton Corbijn
  • Fotografia: Benoît Delhomme
  • Musiche: Herbert Grönemeyer
  • Cast: Philip Seymour Hoffman, Rachel McAdams, Grigoriy Dobrygin, Willem Dafoe, Nina Hoss, Robin Wright, Daniel Bruhl
  • Sceneggiatura: Andrew Bowell

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