In Sala. Pasolini
Il racconto dell’ultimo giorno di vita di Pasolini diretto da Abel Ferrara delude e sconcerta nel suo perdersi in ricercatezze inverosimili e dettagli estranianti.
Il 2014 è un anno prolifico per Abel Ferrara – che torna dopo tre anni a dirigere per il grande schermo – che lo vede doppiamente impegnato, con Welcome to New York e con Pasolini. Ed è quest’ultimo lavoro quello che ci interessa oggi in particolare: dopo aver partecipato alla 71ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e al Toronto International Film Festival, arriva anche in sala.
Un biopic – ma molto poetico – sulla vita di uno degli intellettuali più poliedrici a cui l’Italia abbia dato i natali, il racconto di un’esistenza eccezionale, quella di uno scrittore, giornalista, cineasta, pensatore, drammaturgo, artista a tutto tondo, questa pellicola incentrata sulla figura di Pier Paolo Pasolini. Dagli scandali derivati dalla manifesta omosessualità al giorno della morte all’Idroscalo di Ostia, un evento ancora oggi avvolto dal mistero, passando per visioni e domande su un futuro che non c’è stato.
Abel Ferrara ci concede una ricostruzione molto accurata e poco altro, un film a tratti didascalico su un “oggetto” alquanto ambiguo come Pasolini. Se Willem Dafoe, dal canto suo, è perfetto nel ruolo, ossessivamente identico al proprio doppio cinematografico, la sceneggiatura spesso perde mordente, non convince, si frammenta a suon di tableaux vivant scolastici, dialoghi inverosimili e scelte incomprensibili del regista. Perché l’utilizzo di due lingue? Perché l’inserimento di personaggi mal caratterizzati? Perché un’analisi che sembra quasi essere disinteressata? L’opera cortocircuita, con tutti i propri difetti, restituendo un prodotto che crolla sulle propria fondamenta. Come tutto il proprio cinema, Ferrara mescola e confonde l’arte con la vita, sino alla tragedia finale, per un film drammatico che si appaia nella mediocrità. Un racconto sterile, in cui la macchina da presa è sperimentata ludicamente, in cui il protagonista è encomiabile, in cui a Riccardo Scamarcio è lasciato l’onere di interpretare Ninetto Davoli e al vero Davoli quello di calarsi nei panni di Eduardo, in un gioco che sfugge di mano allo stesso film director.
Il risultato è estraniante, sconnesso e non particolarmente seducente, districato su registri che si scartano continuamente, in una lunga discesa negli inferi. Tanto atteso, quanto – purtroppo – deludente. Peccato.
Dettagli
- Titolo originale: Id.
- Regia: Abel Ferrara
- Fotografia: Stefano Falivene
- Musiche: /
- Cast: Willem Dafoe, Riccardo Scamarcio, Ninetto Davoli, Valerio Mastandrea, Marie de Medeiros
- Sceneggiatura: Maurizio Braucci