Cinema

My Father and the Man in Black

Valentina Esposito

Johnny Cash, il mito e Uomo in Nero vissuto attraverso la vita di Saul Holiff, manager del cantante e padre del regista Jonathan Holiff, allora bambino oggi adulto

Esplodeva il country di Johnny Cash,  personaggio e artista singolare, che brilla ancora nell’olimpo dei mostri sacri che hanno fatto la storia della musica americana: erano gli anni ‘60 e un tuffo in un’epoca che ha scosso il mondo,  si trasforma in un viaggio dai toni psicanalitici leggeri e affettuosi di un figlio che desidera vivere un’ultima volta suo padre. Questo documentario è qualcosa di più di una semplice occasione per curiosare in un’epoca,  e nelle vite dei suoi protagonisti, va decisamente oltre: perché si racconta di Johnny Cash indirettamente e a farlo è Jonathan Holiff, figlio del manager Saul Holiff che scopriamo essere una figura-ombra nella vita del cantautore.

Jonathan compie un viaggio difficile: quello di ripercorrere attraverso documenti, registrazioni e lettere i retroscena del rapporto tra Johnny e Saul, che diventano così schegge di vita per comprendere la vita di Saul e l’influenza che il suo lavoro ha esercitato sui suoi rapporti affettivi, in particolare su quello con i figli.

Il regista parte dal suicidio del padre, da una fine che per lui dovrà trasformarsi in un inizio: una piccola stanza è lo scrigno segreto dove la vita di Saul torna a scorrere, e Jonathan seppur non senta più il battito del padre può almeno sentire il suo. Una lettera, una grafia e soprattutto la voce attraverso una registrazione privata diviene quella dichiarazione d’amore che il padre ha lasciato in silenzio, inconsapevole che quel figlio,  che tanto l’aveva sentito distante,  anni dopo si sarebbe ritrovato ad ascoltare in maniera inedita. E’ una confessione difficile, nella vita sempre mancata, con cui Jonathan si trova a fare i conti e che mette in discussione tutti i valori, le idee e le convinzioni con cui è cresciuto.

L’opera di Holiff non annoia: è precisa e ordinata, ed è un gran merito questo considerando quanto il fattore emotivo potesse giocare, confondendo e non permettendo di lavorare lucidamente.

C’è spazio per tutti coloro che Saul ha incontrato nella sua vita, ma senza digressioni inutili o che non siano funzionali a fornirci un ritratto. Il regista ha così guardato alla sua esigenza di scoprire le sfumature di suo padre, ma non ha dimenticato lo spettatore a cui offre una pittura raffinata, dal colore anticato che più che raccontare ricostruisca: perché Jonathan è “l’archeologo” ma è anche lo spettatore che in un gioco di dentro e fuori, attraverso un cammino faticoso e interiore, riesca a comprendere che l’amore si nasconde anche nel silenzio.


Dettagli

  • Titolo originale: Id.
  • Regia: Jonathan Holiff
  • Fotografia: /
  • Musiche: Michael Timmins
  • Cast: Saul Holiff, Johnny Cash
  • Sceneggiatura: Jonathan Holiff

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