La IX edizione del Festival Internazionale del film di Roma conferma ancora una volta l’occhio di riguardo che la direzione targata Marco Müller ha nei confronti del cinema italiano. Dopo Giovanni Veronesi, infatti, quest’anno è toccato al giovane regista Alessandro Genovesi aprire la kermesse capitolina con il suo ultimo film intitolato Soap opera. Una commedia, che si avvale di un cast d’eccezione, frizzante nelle intenzioni ma deludente nella resa nonostante si avvalga di un’ambientazione da sempre terreno fertile per gag esilaranti, fraintendimenti e scaramucce da commedia dell’arte: il condominio.

Gianni e Mario (Ale e Franz) sono due fratelli che vivono assieme dal giorno in cui il primo è rimasto sulla sedia a rotelle a seguito di un incidente provocato da Mario. Francesco (Fabio De Luigi) è un quarantenne single che, dopo essersi lasciato con la sua fidanzata storica Anna (Cristiana Capotondi), accoglie in casa il suo migliore amico Paolo (Ricky Memphis) depresso e deciso a suicidarsi. Il palazzo è completato da Alice (Chiara Francini), attrice di soap opera e assetata di uomini. I loro destini si intrecciano nel momento in cui un altro condomino si suicida ed iniziano una serie di strampalate indagini condotte dal comandante Gaetano (Diego Abatantuono).

Tenendo fede al titolo dell’opera, Genovesi ambienta la vicenda per quasi tutta la sua durata in interni ben arredati e dà la prevalenza a lunghi dialoghi surreali dai quali scaturiscono situazioni grottesche, capaci di strappare qualche sorriso in chi guarda anche grazie alle buone qualità di interpreti dotati dei giusti tempi comici e di grande esperienza del genere. I problemi, però, affiorano in tutta la loro evidenza nelle parti in cui l’intreccio assume toni più seri e sentimentali accompagnati da clamorosi buchi di sceneggiatura, incongruenze ed una del tutto inesistente caratterizzazione dei personaggi, aspetto fondamentale in un film che punta tutto o quasi sui rapporti tra i protagonisti e la loro evoluzione psicologica difronte allo scorrere degli eventi. Criticità che non possono non influire sulle prestazioni di un cast che, come detto, si rivela più adatto a situazioni comiche ma del tutto inadeguato per parti più seriose, eccezion fatta per un De Luigi che è l’unico a non affondare del tutto anche nei momenti melodrammatici.