Cinema Il Film della Settimana

Chinese Portrait

Gaia Apicella

Chinese Portrait di Wang Xiaoshuai è un documentario del 2018 presentato nella sezione Wide Angle del Busan International Film Festival.

Il documentario cattura la Cina in tutte le sue sfumature: il regista ci mostra la quotidianità riprendendo famiglie, lavoratori, studenti, turisti, insomma ritratti raffiguranti persone di tutti i tipi che appaiono immerse in un mix di luoghi come siti abbandonati, campagne, edifici vecchi e nuovi.

La fotografia è il punto centrale di questo documentario ed è ben bilanciata; Wang infatti alterna luci e ombre e mescola fermezza nei soggetti e tipologie diverse di riprese contenenti spesso lievi movimenti nello sfondo, creando così immagini particolari che catturano l’occhio umano. Anche i colori appaiono molto definiti; prevalgono toni chiari e freddi che riprendono gli esterni e interni presenti nei ritratti, e non mancano inoltre sfocature nelle foto.
L’occhio del regista è sempre esterno, esso ci fa vedere come il tempo passa nella vita di ogni soggetto mentre egli è rappresentato in modo statico, una contrapposizione realizzata in una forma un po’ malinconica che contribuisce a coinvolgere l’interiorità dello spettatore.

Un altro elemento che merita attenzione è il montaggio; ogni foto ha i tempi giusti per rimanere sullo schermo, in modo da permettere a chi guarda di cogliere ogni aspetto dell’immagine, e nel passaggio da una all’altra vengono interposte dissolvenze che sorprendono perché non sono sempre uguali e creano uno stacco rilevante grazie al forte impatto che hanno. Tutte queste scelte stilistiche permettono di mantenere accesa l’attenzione dello spettatore.

Con lo sguardo poetico il regista mette in scena le emozioni, i ricordi, i sentimenti e gli aspetti psicologici di ogni persona che inquadra, il tutto espresso con naturalezza ma anche determinazione; a questi due aspetti si aggiunge l’intento di comunicare preoccupazione per il cambiamento ma al tempo stesso fiducia.
Durante la ripresa, anche il regista appare in alcune scene, probabilmente proprio per far capire quanto personale sia questo film e soprattutto per trasmettere la sua voglia di far riflettere.

Un’altra caratteristica diversa da altre opere che potremmo considerare simili è che Wang decide di non utilizzare dialoghi nel suo Chinese Portrait; è importante notare come al filo di voce che c’è in alcune scene non viene data attenzione, ma l’unica cosa che conta è la successione dei quadri, grazie ai quali utilizzando il potere degli occhi e delle espressioni egli riesce a rappresentare tra stasi e movimento: il presente, il passato e il futuro della Cina che si avvia sempre di più verso la modernizzazione e che si trova in continua evoluzione.
Per fare un esempio della potenza narrativa di questo film, infatti, possiamo soffermarci sull’inquadratura in cui vediamo il regista solo con la mascherina e subito dopo una serie di persone, alcune con la mascherina e altre senza; si tratta di due inquadrature che ricordano molto la situazione attuale difficile e i comportamenti vari di questo periodo.
Considerando la costruzione particolare nella forma, nella fotografia e nel montaggio e lo sguardo sensibile del regista rivolto verso ogni soggetto, Chinese Portrait è un film che consiglio.


  • Diretto da: Wang Xiaoshuai
  • Prodotto da: Isabelle Glachant, Xuan Liu
  • Fotografia di: Wu Di, Zeng Hui, Zeng Jian, Piao Xinghai
  • Montato da: Valérie Loiseleux
  • Distribuito da: Cinema Guild (USA)
  • Casa di Produzione: Chinese Shadows, Front Film Co. Ltd.
  • Data di uscita: 16/10/2018 (Busan), 13/12/2019 (USA)
  • Durata: 79 minuti
  • Paese: Hong Kong

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