Per poter comprendere in pieno un periodo storico, i suoi eventi e i reali effetti sull’umanità non bisogna fermarsi ad analizzare solo i fatti relativi ai protagonisti e ai potenti bensì occorre raccontare anche le vicende di coloro che hanno sofferto e hanno agito nell’ombra senza guadagnarsi la gloria e le luci della ribalta. Da questa idea è partito il regista statunitense Oren Jacoby che nel suo nuovo documentario My Italian Secret – Gli eroi dimenticati, presentato nella sezione dedicata agli eventi speciali del Festival Internazionale del film di Roma, intende rendere il giusto tributo a tutti quegli italiani che decisero in maniera coraggiosa di soccorrere gli ebrei dalle torture durante il regima fascista. Una lunga lista di eroi, nella quale spicca il campione del ciclismo Gino Bartali, della quale fanno parte persone di ogni classe sociale, dai nobili agli uomini di chiesa passando per umili commercianti e portinai.

Jacoby intende omaggiare il coraggio e la forza del popolo italiano, troppo spesso bistrattato e ricoperto di luoghi comuni, lasciando trasparire un sincero amore per il nostro paese sbocciato ai tempi del suo primo viaggio a Roma per studiare cinema. Quello che viene mostrato allo spettatore è un’immagine tanto positiva quanto sbiadita di un’Italia che non c’è più, nella quale i cittadini avevano una coscienza politica più spiccata rispetto ad oggi e il senso di solidarietà era più forte delle divisioni di natura razziale e di classe. Un senso di solidarietà che, come viene sottolineato con stupore dai protagonisti, ha portato ad aiutare anche persone che non si conoscevano pur di dissentire dall’idea di uccidere qualcuno solo perché diverso. Sentimenti ben sintetizzati dalle testimonianze che, seppur difficili da capire per chi non ha vissuto gli eventi, riescono con successo nell’intento di immergere lo spettatore in quell’epoca con tutte le sue brutalità e violenze.

Proprio in questa direzione la regia di Jacoby entra in gioco con una buona gestione dei ritmi con le musiche che diventano più concitate e il montaggio più serrato per sottolineare gli episodi più tesi e tristi ricordati da ognuno dei protagonisti. Le note positive, però, si fermano qui dal momento che il maggior difetto dell’opera risiede nel fatto di risultare troppo scolastica e semplice nella realizzazione e priva di spunti tecnici in grado di regalare momenti di cinema memorabili.