#LaSceltaDiToronto. Antonia’s Line, di Marleen Gorris
Il People’s Choice Award del Toronto International Film Festival: 10 vincitori per raccontare le scelte del pubblico nel corso dei 36 anni di storia del TIFF.
E’ il 1995. Sul poster promozionale del Toronto International Film Festival aleggia una donna dallo sguardo malizioso, la cui posa e il tratto grafico un po’ sinuoso e la cornice naturale in cui appare, ricordano vagamente la famosa Venere di Botticelli: questa donna in primo piano è però diversa da quella del pittore fiorentino. Un po’ Eva e un po’ donna moderna, per niente angelica, dietro di lei c’è una luna che sembra illuminare uno sfondo scuro e nuvoloso: quasi un presagio se pensiamo che in quell’anno ad aggiudicarsi il People’s Choice Award sarebbe stato Antonia’s Line di Marleen Gorris, che celebra proprio la forza di una donna che senza marito riesce a tirare su una famiglia e a mandare avanti la sua tenuta di campagna.
Antonia’s Line ripercorre la storia di Antonia (Willeke van Ammelrooy) che, vedova, decide di tornare nei suoi luoghi d’origine, la campagna, insieme alla figlia Danielle (Els Dottermans) per ricominciare. In questo luogo bucolico ai margini della città, Antonia ritrova tutti i compagni d’infanzia cresciuti, la casa della madre in fin di vita, i campi e i paesaggi che l’hanno svezzata, accogliendo da quel momento anche tutti i membri e gli amici che si uniranno alla sua famiglia.
Il film della Gorris propone tanti temi discussi e sentiti negli anni 90’, anni di snodo in cui si pongono le basi delle derive e delle conquiste che ci saranno in anni successivi: l’idea di famiglia non intesa unicamente come rapporto di sangue e che quindi accoglie chiunque si senta disperso; il ruolo della donna, che continua la sua lotta per la parità di diritti nel lavoro e che vuole scardinare una scomoda identità sociale, ancorata alle uniche vesti di focolare della casa, e un imperante modello di vita occidentale a cui sembra non ci possa essere alternativa sono al centro della pellicola.
In Antonia’s Line tutti questi punti prendono vita attraverso i toni del grottesco, della favola e della commedia sentimentale, generando un’ aria sovversiva che deve aver conquistato il pubblico di Toronto, raccontata con uno sguardo tutto al femminile, e che porterà Marleen Gorris a diventare la prima donna a vincere agli Oscar il premio per il Miglior Film Straniero.
Il pubblico si sa è un soggetto strano e molto interessante: al cinema può incantarsi facilmente per qualche straordinario effetto speciale cucito su storie vuote, cedere alla comicità più banale, oppure può vedere molto lontano, cogliendo poesia e autenticità in film che rischiano di passare inosservati per logiche di mercato o perché apparentemente semplici. È questo il caso del film della Gorris, che conquista il pubblico per la semplicità e la spontaneità con cui vengono presentati sentimenti autentici: non ha importanza se l’amore sboccia tra due donne o se un prete decide improvvisamente di venir meno ai suoi incarichi, perché si possono infiocchettare tutte le teorie e le ideologie possibili ma la vita scorre prepotentemente, tra la carne e lo spirito e tra la vita e la morte, affrontate dalla regista con un retrogusto dolce amaro.
E la vita è fatta proprio di questo: degli affetti, di un lavoro che dia prima di tutto gioia e soddisfazione, di una famiglia, che sia tradizionale, controcorrente o di amici, da cui poter tornare e con cui dividere il momento della cena, come quello della gioia e del dolore. Concetti che possono sembrare scontati, ma di cui il pubblico necessita perché sente suoi, ancora capace di conservare dei valori veri che valgono più di ogni altra forma propugnata di benessere. E il merito di chi sta dall’altra parte dello schermo è di presentarli con una dosata originalità e urgenza, ingredienti che aiutano ad arrivare al cuore di chi al cinema ama respirare la brezza della vita tra una lacrima e un sorriso.
A ciò si aggiunge anche la grande attenzione riservata alla forza e alla tenacia delle donne: Antonia infatti è radice, è capofamiglia di una stirpe tutta matriarcale che si occupa allo stesso tempo e con la stessa passione alla casa, al lavoro e alla famiglia. È un’immagine molto moderna e attuale, che desta entusiasmo in particolare nel pubblico femminile che si riconosce in questa sua nuova forma, e ne trae anche una grande forza di rivendicazione verso chi ancora non è pronto ad accettarne la consistenza. Il pubblico del TIFF quindi sceglie di premiare la vita e i suoi preziosi fotogrammi lodandone la bellezza della vita e della morte, e quindi anche colei che per prima la dona.