Arti Visive

55 Biennale di Venezia. Il Padiglione Russia: perché il mito di Danae è sempre attuale

Gabriella Bologna

“It’s about how you can corrupt with money. The hope for the future is women.” Così Udo Kittelmann, curatore del padiglione russo della Biennale d’Arte in corso a Venezia, descrive efficacemente l’installazione dell’artista concettuale Vadim Zakharov.

“It’s about how you can corrupt with money. The hope for the future is women.” Così Udo Kittelmann, curatore del padiglione russo della Biennale d’Arte in corso a Venezia, descrive efficacemente l’installazione dell’artista concettuale Vadim Zakharov. Noto in patria ma ancora pressoché sconosciuto al pubblico italiano, Zakharov con quest’opera centra nel segno, e lo dimostrano le numerose recensioni apparse sulla stampa internazionale. L’Independent lo definisce “both enchanting and politically charged”, e The Guardian descrive Zakharov “a brave and ingenious artist who worked underground in Moscow for decades; his startlingly powerful drama clearly centres on Putin’s regime. But it carries many other levels of metaphor too”.

 
Il progetto ispirato al mito greco di Danae (Zeus si trasforma in pioggia d’oro per sedurre la fanciulla), si sviluppa in un percorso ben preciso che guida il visitatore attraverso l’allegoria politica che materializza il mito. Il primo piano è il dominio dell’uomo, dove un attore in abito scuro seduto su una trave guarda dall’alto il visitatore gettando giù scarti di noccioline. La sala successiva è dedicata alla pioggia d’oro, monete che cadono, attraverso un grande buco nel pavimento, nel piano inferiore dove hanno accesso solo le donne. Qui recuperano le monete proteggendosi con un ombrello trasparente e le depongono in un secchio che rifornirà la cascata d’oro e permetterà il perpetuarsi del processo.
 
“L’istallazione ha due punti di vista, dall’alto e dal basso” spiega l’artista, “nella sala inferiore possono accedere solo le donne. Non è sessismo ma segue semplicemente la logica della costruzione anatomica del mito”. E Kittelmann,  primo curatore straniero del padiglione russo e direttore della Nationalgalerie Staatliche Museen zu Berlin, ricorda che la seduzione di Danae è tradizionalmente associata all’allegoria di desiderio e avidità ma anche all’influenza corruttrice del denaro. “Attraverso la sua installazione Zakharov permette al mito greco di trovare una dimensione temporale contemporanea. Frammenti filosofici, sessuali, psicologici e culturali si concentrano in una sorta di composizione teatrale che attraversa le sale del padiglione”. 
 
Zakharov trasforma in Danae tutte le donne che visitano il padiglione e scelgono di contribuire al processo continuo della pioggia d’oro. Trasforma il mito in partecipazione e riflessione, segnando una nuova tappa della sua interpretazione.


Una selezione delle notizie, delle recensioni, degli eventi da scenecontemporanee, direttamente sulla tua email. Iscriviti alla newsletter.

Autorizzo il trattamento dei dati personali Iscriviti